L'evoluzione degli stili musicali

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  1. KÛbrick
     
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    L'evoluzione degli stili musicali e le loro basi percettive
    http://www.lescienze.it/news/2013/05/28/ne...ezione-1670459/

    La musica - almeno quella occidentale - si evolve secondo una dinamica guidata da fenomeni di tipo percettivo, oltre che dall'influenza di cultura e tecnologia. A dimostrarlo è l'analisi di un amplissimo database di brani musicali che spaziano dal 1730 al 1930, che ha permesso di definire le caratteristiche dei diversi periodi stilistici in termini di probabilità della frequenza dei diversi intervalli melodici.

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    L'evoluzione dei cambiamenti stilistici della musica è guidata da una dinamica intrinseca, legata a fenomeni percettivi, che va al di là dell'influenza esercitata dalla cultura e dalla tecnologia. E' quanto affermano Pablo H. Rodriguez Zivic, Favio Shifres e Guillermo A. Cecchi – rispettivamente dell'Università di Buenos Aires, dell' Università nazionale di La Plata e del T. J. Watson IBM Research Center – che hanno analizzato i cambiamenti nelle distribuzioni di probabilità con cui si presentano gli intervalli melodici nelle composizioni musicali della cultura occidentale degli ultimi secoli.

    Per condurre la loro ricerca, pubblicata sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”, Zivic e colleghi hanno fatto riferimento al Peachnote Corpus, un ampio database di brani musicali che include le informazioni relative al numero di singoli schemi degli intervalli melodici utilizzati nelle composizioni di ogni anno tra il 1730 e il 1930, un periodo che abbraccia gli stili barocco, classico, romantico e post-romantico.

    Quando sono suonate in una sequenza, le note determinano specifiche relazioni percettive: due note adiacenti definiscono un intervallo melodico, misurato come la distanza
    Il principio di buona continuità: A e B sono percepiti come il proseguimento naturale uno dell'altro e così C e D.
    in semitoni tra la seconda nota e la prima. A loro volta, questi intervalli melodici determinano nell'ascoltatore una specifica aspettativa, in linea – come notò per la prima volta negli anni cinquanta del secolo scorso il musicologo Leonard B. Meyer – con il principio della “buona continuazione” della Gestalt (ben noto agli studiosi delle illusioni ottiche), secondo il quale la percezione tende a evidenziare, fra le possibili forme disegnate da una serie di linee, quella con il minor numero di interruzioni o cambiamenti di direzione.

    Successivamente Eugene Narmour, formulando la cosiddetta teoria dell'implicazione-realizzazione, stabilì che sono sufficienti solo tre note, ossia due intervalli melodici consecutivi, per indurre forti aspettative in merito aòòa continuazione della melodia.

    Nella loro ricerca, Zivic e colleghi elaborano un metodo per l'analisi di distribuzioni di probabilità delle coppie di intervalli melodici che permette di identificare con precisione le transizioni tra i periodi barocco, classico, romantico e post-romantico. Così, il periodo barocco appare dominato da intervalli di due semitoni, pur essendo abbastanza frequenti anche gli intervalli di un semitono, mentre nella musica romantica gli intervalli più frequenti sono quelli fra i tre e i cinque semitoni.

    Sulla scorta di questo nuovo tipo di analisi, inoltre, gli autori hanno identificato una serie di fattori quantitativi che potrebbero contribuire a identificare le transizioni tra i diversi periodi stilistici. Di fatto, concludono i ricercatori, quando il cervello umano percepisce la musica, formula delle previsioni su statistiche sulla successione dei possibili intervalli melodici che potrebbero venire; la conoscenza dei principi su cui si basano queste previsioni potrà contribuire a migliorare e dapprofondire le conoscenze sui meccanismi della percezione uditiva
     
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  2. glasD
     
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    Un articolo interessante.
     
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1 replies since 1/6/2013, 19:20   70 views
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